domenica 22 luglio 2018

Intimità

Capita certe volte di incontrare persone con le quali è molto facile aprirsi e raccontarsi. Certe volte abbiamo la sensazione, e può anche essere vera, di essere compresi o visti con maggiore chiarezza e profondità che non, magari, da chi ci conosce da anni. Esistono in effetti relazioni nelle quali la serratura scatta come appena oliata e la porta si apre senza neanche cigolare. Non succede spessissimo, ma succede, e credo sia anche facile da spiegare. Abbiamo amici e familiari che ci conoscono bene e anche molto bene, ma hanno una chiave di accesso che non necessariamente cambia con il tempo. La conoscenza e la consuetudine possono forgiare meccanismi a volte ripetitivi e semi-automatici che ci interpretano sempre secondo un codice noto.

Ma la vita è dinamismo e cambiamento e l’abitudine può essere di ostacolo nel decifrare un nuovo codice. Ecco che la nuova conoscenza sfrutta il vantaggio della totale assenza di pregiudizi e aspettative e riesce con grande facilità a cogliere la mappa della chiave, a seguirne il profilo con attenzione e a far scattare la serratura.

Tuttavia non credo che in questi casi si possa parlare di intimità.

Foto di Paola Pannuti
La parola intimità ha fra i suoi significati e sinonimi “familiarità”; tra i possibili significati di quest’ultima però non figurano i riferimenti a ciò che rimane nascosto, al corpo, alla sessualità che invece circondano, come un alone di luce soffusa e baluginante la parola intimità.

La consuetudine e familiarità dei corpi rimane una chiave di accesso a ciò che è più intimo e nascosto anche a noi stessi: le nostre emozioni.

Quel punto in cui il collo di Anna è più morbido e dove sprofondo la mattina quando la sveglio, quel neo sull’orecchio che mi incanta, la pelle di mia mamma, il modo in cui Paolo tiene tra le dita un biscotto prima di inzupparlo nel caffè, tenersi per mano.

Esperienze fisiche che, pur nella consuetudine del quotidiano, non perdono il loro potere di suggestione e ci portano in zone di noi stessi che non saremmo mai capaci di trovare altrimenti. Come una meditazione profonda passa dal respiro così questa consapevolezza di emozioni così profonde ha bisogno del corpo per arrivare là dove la comprensione da sola non può.
Una caratteristica del potere evocativo di forme, suoni, gesti è il fatto che bellezza e imperfezione danzano insieme nel nostro personale mistero emozionale senza soluzione di continuità, scambiandosi ruolo e significato e regalando a piccoli difetti, a movenze meno aggraziate l’assoluta perfezione del nostro totale accoglimento.

E’ possibile raccontare cose anche molto intime, ed è possibile farlo con una poesia, una canzone, un blog, una lettera o un dialogo aperto. Ma non credo si possa avere intimità tra persone se non attraverso la familiarità amorevole del corpo.

Sesso