domenica 12 agosto 2018

Prezzo



Tutti sappiamo cosa significhi la parola prezzo. Si tratta del corrispettivo monetario di un bene o di un servizio. Il termine deriva dal latino pretium. Anche nelle lingue germaniche si trova la stessa espressione (price, Preis)… I bei tempi andati quando in Europa al posto dell’euro si scambiavano i Sesterzi. Alla caduta dell’impero romano una delle prime monete coniate è stata il Fiorino e, da buona campanilista, è questa la moneta che scelgo di riportare in fotografia. L’immagine è strumentale a ricordare la natura reale e concreta di questo corrispettivo, anche quando con l’espressione prezzo si voglia alludere a qualcosa di astratto, quando la si usi in senso figurato.



Quest’immagine concreta e quantificabile misura per l’appunto il corrispettivo pagato senza possibili incertezze (svalutazioni permettendo). Il vino pagato coi sesterzi, coi fiorini, con le lire o gli euro potrà essere buono, genuino, pregiato ovvero scadente e adulterato, lo scopriremo accostando il calice alla bocca. Tuttavia due sesterzi, tre fiorini, 8.000 lire o 5 euro sono senza dubbio quelli.

Nella nostra società, per motivi storici, economici e culturali il prezzo e il valore si sono confusi e il corrispettivo è finito per diventare il bene.

Ci tengo a precisare che le mie riflessioni non vogliono essere ovviamente un saggio economico per il quale non avrei titolo o competenze. Quello che mi interessa indagare è, ovviamente, il prezzo figurato, quello che paghiamo vivendo, scegliendo, sbagliando. Ho infatti la sensazione che anche in questo caso ci si preoccupi moltissimo del prezzo e troppo poco del bene e del suo valore.
Ciò che ha scardinato la corretta ponderazione di queste categorie è, quasi sicuramente un’ulteriore categoria che chiamo profitto, nel caso di corrispettivo monetario, o vantaggio, in senso figurato.
Il profitto sappiamo tutti cosa sia, come sappiamo che il valore del parmigiano che ci offre la grande distribuzione è più alto del corrispettivo che ci viene richiesto di pagare.
In questi giorni si è molto parlato giustamente del sotto costo e di chi paghi il prezzo di un pomodoro a buon mercato.

La verità è che nessuna cosa di valore è a buon mercato. La sola cosa che ci viene regalata ogni giorno è la natura, l’ambiente, I boschi, il mare, le stelle cadenti, le marmotte che ci salutano in montagna. Non dobbiamo alcun corrispettivo per tutto questo ben di Dio, è così, a disposizione. La cosa più preziosa, non ha prezzo. Che cosa sono allora la coscienza ambientale, l’ecologia, il rispetto della natura. Sono assunzioni di responsabilità rispetto a qualcosa che riceviamo ed è nella nostra disponibilità, perché il mancato rispetto e la deresponsabilizzazione generano un “prezzo” da pagare molto molto alto, difficile da misurare. Laddove sembra non vi sia un prezzo ma un facile vantaggio, spesso si nasconde il prezzo più alto.

Le nostre scelte hanno un prezzo, le nostre azioni e anche la nostra inazione. Siamo responsabili dei nostri comportamenti e il prezzo comunque viene pagato, potremmo non essere noi a pagarlo, ma in questo caso la responsabilità sulle nostre spalle è ancora maggiore.
Cosa ci dice se il prezzo di un bene è giusto, in cosa si concretizza il vantaggio che acquisiamo? La valutazione non può che essere fatta pensando al valore del bene.
Puntare al valore e accettarne il prezzo. Scegliere responsabilmente per il bene più prezioso, solitamente è quello che non ha prezzo e che paghiamo solo nel momento in cui abbiamo preferito il sotto costo e il profitto e dimenticata la nostra responsabilità.
Orientarsi con le scale di valori e non con le superofferte.

Oggi mia figlia mi ha mandato la foto di un pipistrello addormentato sul muro. Intenerita mi ha scritto: “Me lo compri?”. Io scioccamente le ho risposto: “E’ gratis, ce l’hai già. A chi lo paghiamo?”.
Alla natura”.

Sesso