lunedì 30 ottobre 2017

Perché un blog

Da sempre la lettura ha accompagnato la mia vita e la mia crescita. Forse non posso dire che alcuni libri abbiano cambiato la mia vita in senso assoluto e radicale, per certo però hanno cambiato il mio vivere nel momento in cui li leggevo e l'eco di molti di questi ha continuato e continua a risuonare dentro di me.

Ci sono persone che per trovare se stesse viaggiano e fanno esperienza del mondo e degli altri; confesso che questa categoria è la sola in assoluto per la quale io provi autentica invidia. Non potendo conoscere il mondo in modo così terreno ho cercato di immaginarlo fin da bambina. C'è stato un periodo, intorno ai dodici anni più o meno, nel quale ero affascinata dall'archeologia e sognavo grandi scoperte come la tomba di Tutankhamon o il pozzo di Chichen Itza. Quello che davvero mi affascinava non era la Storia con la S maiuscola, ma le storie, il mistero di ciò che si nasconde dietro, la narrazione delle cose e delle vite altre dalla nostra.

A quell'età mi capitava di inventare storie e di scrivere nel giornalino della scuola. Adesso che sono cinquantenne e compongo da anni lettere e poesie,con lo scopo di capire la mia storia e di comunicare con le persone che ne fanno parte, adesso, so con certezza, che la scrittura e la lettura hanno segnato  profondamente la mia esperienza di vita, mi hanno aiutato a capire, a ricordare, a piangere senza singhiozzi con una sintassi che da un lato mi libera e dall'altro mi sostiene.

La scrittura e la lettura sono risorse insostituibili e il web non è solo lo spazio della narcisistica esposizione di sé, del proprio corpo, del proprio istinto e del livore incontrollato. Può essere anche lo spazio per dire, ragionare, trasmettere, comunicare. Navigare, viaggiare, mettersi in cammino, per trovare e trovarsi.

I nostri adolescenti, i cosiddetti nativi digitali, hanno perso il contatto con la lettura e la scrittura e,  spesso, anche con il semplice linguaggio. Ho scritto tante lettere a mia figlia, le ho confezionato un libro fotografico quando ha compiuto quattordici anni, le ho dedicato le  mie poesie. Mi piacerebbe che sul web trovasse anche quello che vi trovo io, letture, storie, quadri, musica, cinema. Vorrei che la rete che ci cattura fosse una specie di decamerone dove si parla e si ascolta.

Occupiamo la rete con le nostre riflessioni e lasciamo gli slogan ai pubblicitari che, come osserva giustamente Antonio Polito nel suo libro "Riprendiamoci i nostri figli", hanno come vittime e bersagli privilegiati proprio i nostri bambini e ragazzi.


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