sabato 18 novembre 2017

Imparare

Di recente  ho ripensato ai mesi trascorsi in Germania quando avevo vent'anni. Abitavo presso una famiglia che mi aveva ospitato con slancio e generosità e ho spesso pensato a Frau Krüzner e alle nostre conversazioni. Ogni sera tornava dal suo negozio di antichità e mentre prendevamo un tè o semplicemente sedevamo lei mi chiedeva "Was hast du heute erlebt?" ogni sera. La domanda non significa banalmente: cosa hai fatto oggi, erleben difatti è un composto del verbo leben, e il suo significato è quello di vivere qualcosa, fare esperienza, conoscere. Il fare esperienza si traduce anche con erfahren ma la presenza della "vita" in questa espressione implica un'esserci, un'essere presenti e consapevoli. Nel rispondere io cercavo sempre di trovare la mia presenza in ciò che avevo esperito, quello che in quella giornata avevo capito, consapevolizzato, imparato.

Elizabeth Krüzner era una donna non comune. Non ho mai smesso di pensarla e di ripensare a quella domanda molto socratica e profondamente bella. Ho pensato a come quella domanda mi costringesse ad andare oltre la superficie delle cose, a come in quella cucina, tutto quello che era stato e che ero stata assumeva un valore diverso e superiore. Mi piacerebbe essere una madre come Elizabeth, a volte, in rari momenti, credo di riuscirci, per lo più quello di cui faccio esperienza sono i miei limiti. Però farsi certe domande ogni giorno aiuta anche a trovare il proprio valore oltre ai propri limiti.

Tutti quanti siamo più o meno consapevoli del fatto che le esperienze dolorose, le perdite, i fallimenti si rivelano spesso momenti chiave delle nostra vita, momenti nei quali impariamo, vale a dire acquisiamo nuove conoscenze e capacità, qualcosa che non avevamo prima, in sostanza cambiamo. Una delle molte frasi o citazioni che girano sul web è: " a volte si vince, a volte si impara" ne ignoro la paternità ma la trovo molto efficace e il proverbio "sbagliando si impara" a me è stato ripetuto tante volte, molte di queste dalla mamma, e io stessa lo ripeto a mia figlia.

La riflessione che volevo fare oggi però non è legata tanto al potenziale di insegnamento che si trova nelle sconfitte e nel dolore, ma alla possibilità reale di imparare ogni giorno.
"Gli esami non finiscono mai" si intitola una commedia di Eduardo, ma è possibile passare gli esami senza aver studiato? Io non credo. Essere presenti e consapevoli, essere attenti, aperti e domandarsi ogni sera cosa abbiamo imparato aiuta a correggere alcuni errori, a misurare le proprie capacità come esseri umani, a trovare il nostro valore. 

Questo verbo che sposa vita e conoscenza è portatore di un senso profondo del nostro esserci, che non può mai essere separato dalla coscienza, dalla consapevolezza e  dall'attenzione con le quali "ci siamo". Come si possa realizzare questa consapevolezza è meno facile da dire e da comprendere, e non ho ricette. Per certo è necessario essere presenti e distanti insieme. Partecipare ma anche guardarsi con distacco per poter riconoscere la natura della nostra partecipazione. Il ruolo degli altri è determinante nel raggiungimento di quel distacco da sé; la domanda di Frau Krüzner mi costringeva a guardare al mio vissuto da un diverso punto di vista, e gli altri sono sempre portatori di un diverso punto di vista e quindi di stimoli e anche di maggiori possibilità di distanza dal proprio. Si impara con le domande più che con le risposte.

Mi piace pensare alla vita come alla scuola, un luogo di opportunità e possibilità, di conoscenza dove esserci significa umiltà, attenzione e consapevolezza ma anche lavoro e fatica e impegno. Mi piace pensare che serva tanta umiltà anche per vivere, che serva ascoltare e, magari, prendere appunti.

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