domenica 7 gennaio 2018

Cammino

Oggi sono stata in Val d’Orcia a camminare tra calanchi, roverelle, carbonato di calcio e anidride carbonica. Mi piace camminare, mi è sempre piaciuto, ma in certi momenti particolarmente difficili della mia vita mi ha anche curato. Ricordo che, in un periodo di depressione che ebbi oltre venti anni fa, ritrovai energie e fiducia proprio andando a camminare sulle colline intorno Firenze, in quel periodo me ne andai anche in vacanza da sola al Parco dell’Uccellina e ricordo quei giorni con intensità e precisione, forse meglio di tante vacanze decisamente più emozionanti.
Oggi camminando guardavo quegli alberi con i loro rami protesi quasi a porgermi la mano, a offrirmi appoggio, una carezza, un abbraccio e mi sentivo accolta e parte di tutto ciò che mi circonda e, in ciò, meno sola. Il camminare stesso, lo spostare un piede dopo l’altro e incontrare il suolo ogni volta mi trasmetteva lo stesso benessere di quando giro scalza per casa. In bioenergetica chiamano grounding questa connessione con il suolo e le attribuiscono una fondamentale importanza per l’equilibrio e il benessere dell’individuo.
Credo proprio che quando si vive un lutto o una perdita davvero ci vengono a mancare le radici e il contatto con l’ambiente naturale ci riconsegna la nostra umanità perduta non ricostituendoci come unità integra  prima della rottura o del danno ma riconoscendoci come parte di un’unità superiore.

Di più, la terra che percorro solitamente è la mia terra, la mia Toscana, e la sento madre. Non la madre che ho perduto, ma in qualche modo madre; allo stesso modo un ramo proteso non può sostituire il sostegno e la carezza che ho perso, ma il suo abbraccio sarà sempre lì per me, non mi tradirà, non mi verrà meno.

Ecco camminare ci riconnette alle nostre radici più antiche e più durature, ci riporta tra le braccia della nostra terra e ci garantisce un pezzo di identità, quella umana, che non perdiamo mai.
Il cammino però non è solo questo, anche se sarebbe già tanto, il cammino è progressione, evoluzione, percorso. Nel cammino realizziamo quello che siamo, non a caso parliamo di cammino per indicare la nostra vita nel suo svolgersi. Pensiamo alle fiabe e all’importanza che in esse è rivestita dal cammino nello sviluppo dei personaggi, nella loro crescita e nella rappresentazione delle prove da sostenere e dei successi riportati.
Il cammino quindi rappresenta l’evoluzione e realizzazione dell’individuo. Camminando si muta e si cresce, si entra in contatto con la nostra interiorità – esistono anche delle forme di meditazione camminata.
Camminando si fanno anche incontri importanti, alcuni pericolosi o comunque ignoti e nuovi, altri destinati ad essere compagni di strada, alleati, complici. Qualche volta, se si è fortunati, si cammina anche mano nella mano e allora davvero ci si sente perfetti. Se poi dovessimo scoprire di non essere perfetti, ci saranno gli alberi a ricordarci che, comunque, siamo e che siamo umani.
Il cammino come percorso è quello che agiamo ogni giorno della nostra vita e ad ogni bivio, ad ogni scelta perfezioniamo il disegno di chi siamo, di chi vogliamo essere. Il cammino è pellegrinaggio, offerta e ricerca di sé quotidiana.
Buon cammino!


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